Leggendo libri come "Un nome da Torero", "Jacaré", "Il mondo
alla fine del mondo", "Diario di un Killer sentimentale", "L'ombra di quel che eravamo" si può avere
la sensazione di conoscere attraverso i suoi racconti il mondo dell'autore, Luis Sepúlveda, grande
romanziere cileno e grande essere umano.
Ma Sepúlveda è ricco di risorse che vanno oltre i suoi scritti e ogni incontro può essere una scoperta. Al Salone del Libro di Torino, lo
scrittore era presente in occasione dell'uscita del volume che raccoglie tutti i suoi
racconti.
Sepúlveda ha detto di essere diventato uno scrittore per amore di una ragazza. Lui
in realtà voleva fare il calciatore: "Camminavo su un marciapiede, le scarpe da ginnastica in mano,
pronto a giocare la mia partita quando vidi il camioncino di una famiglia che si era appena
trasferita nel quartiere. Avevano una figlia, la più bella ragazza che avessi mai visto nei miei
primi quattordici anni di vita. Mi offrii di aiutarli e alla fine feci quel trasloco da solo. Per
ringraziarmi la madre chiese alla figlia di invitarmi la settimana successiva al suo compleanno e
lei, senza alcun entusiasmo: 'puoi venire'".
Lo scrittore portò in regalo alla ragazza
una fotografia della nazionale cilena con tutti gli autografi dei giocatori, ma non fece granché
colpo. Alla ragazza interessava solo la poesia: "La mia storia d'amore era finita prima di
cominciare, ma a quel punto ero curioso, iniziai a leggere poesie. E poi a scrivere" ha detto
Sepúlveda. Non possiamo che ringraziare quella bella sconosciuta. Pazienza per i dribbling perduti.
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